Anche noi ci siamo fatti catturare dal kamishibai, questa forma di teatro di immagini e narrazione, apparentemente semplice, nata in Giappone. È in realtà uno strumento che non si ferma alla semplice narrazione di tavole numerate, ma prima di arrivare a tanto e, dunque, allo spettacolo, si avvale della partecipazione attiva di tutti, a cominciare dall’invenzione e conseguente scrittura delle storie, alla produzione dei disegni per illustrare il racconto, che possono essere realizzati in coppia o addirittura in gruppo, oppure possono essere semplicemente colorati e personalizzati in vari modi. Inoltre, stimola l’abilità narrativa di chi è preposto alla narrazione, anche perché deve modellare la voce, seguendo le fasi del racconto, e la forza immaginativa di chi ascolta, perché deve “farsi bastare” ciò che è messo a disposizione, anche con semplicità rappresentativa, per seguire la storia.

Semplice, ma non troppo!

Il nostro kamishibai è stato realizzato in maniera artigianale, da un bravo falegname.

La prima storia che ho inventato* e raccontato, anche per presentare il kamishibai e le sue potenzialità, è stata quella di “Re verbo e le tre coniugazioni”, un modo per veicolare un argomento importante, diversamente astratto, per farlo diventare più semplice e stimolante. Il tutto è stato accompagnato da una musichetta di sottofondo e…dagli occhi attenti e curiosi dei piccoli.

Poi, hanno continuato a fare conoscenza da soli con il nuovo strumento, sperimentandosi nella lettura animata della storia.

È stato solo il primo passo.

 

*(N.B. non sono una scrittrice di storie, mi piace “creare” e offrire ai bambini quante più esperienze possibili e vicine alla loro natura)

Re verbo e le tre coniugazioni