Il linguaggio poetico suscita da sempre molta curiosità nei bambini di qualsiasi età, perché è divertente con le sue rime, a volte strano, (nonsense), a volte misterioso, in quanto alcune immagini riportate non sempre sono d’immediata comprensione. Le poesie, e ancor più le filastrocche nel primo biennio della scuola primaria, facilitano l’apprendimento mnemonico e di nuovi concetti, suscitano sensazioni, emozioni, sentimenti, si legano subito alle immagini e ne suscitano di nuove.
Ma quali valide strategie adottare per fare in modo che i bambini di prima e seconda classe, possano capire la differenza tra le strofe e i versi e comprendere la magia delle rime?
Per raggiungere tale obiettivo, ho consegnato ai piccoli dei rettangoli di cartoncino di colori differenti, uno per ogni strofa della poesia che dovevano ri-comporre, e che hanno attaccato sul quaderno a distanza dello spazio di un rigo uno dall’altro. Sopra ogni cartoncino ho fatto riportare l’indicazione “STROFA A”, “STROFA B”, “STROFA C”, perché tre erano le strofe della poesia. Intanto, al computer, avevo già sistemato i versi della poesia all’interno delle celle di una tabella, con un accorgimento che volutamente ha complicato un po’ le cose, ma ha altresì incuriosito e divertito i piccoli: i versi erano sistemati in disordine, anche se ogni verso veniva anticipato da un numero progressivo e dalla lettera di appartenenza alla strofa. Per cui: 1A, 3C, 4B….ecc.. Il compito dei bambini è stato quello di ritagliare i versi, di ricomporli ordinatamente all’interno delle strofe, di scoprire passo passo il contenuto della poesia. Facile in questo modo giungere a comprendere che una strofa è un insieme di versi, che in quella poesia specifica le strofe fossero tre, che i versi per ogni strofa fossero quattro…Una volta ricomposta la poesia, si è passati a porre l’attenzione sulle parole finali di ogni verso e a scopri
re le rime.